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BIODIVERSITÀ: UN LUPO ALLE PORTE DI NAPOLI

NAPOLI- Attenti al lupo! Si aggira, incredibile a credersi, a pochi chilometri da Napoli. A certificarlo uno studio sulla biodiversita’ nelle foreste di proprieta’ della Regione Campania di Roccarainola (quasi mille ettari nell’Agro Nolano) e Cuma (nei Campi Flegrei).
E proprio nella foresta di Roccarainola che si trova a ridosso di un’area fortemente ‘antropizzata’, occupata da aree industrializzate e che e’ completamente recintata (quindi una barriera in grado di influenzare gli spostamenti della fauna), sono state censite differenti specie tra le quali il ‘mitico’ lupo.
Tra faine e tassi, martore e volpi, ghiri e lepri, e’ spuntato l’animale, pare per due volte in un periodo di circa quattro mesi, da marzo a luglio dello scorso anno. Gli osservatori non hanno creduto ai loro occhi quando lo hanno avvistato, ”ma e’ stata una bellissima scoperta perche’ testimonia di un habitat unico” spiega Vito Amendolara, consigliere del governatore Caldoro per l’Agricoltura. Un passato da dirigente Coldiretti e fautore dell’agricoltura ‘multifunzionale’, Amendolara presentera’ venerdi’ prossimo in un incontro a Napoli i primi risultati del progetto di monitoraggio sulla biodiversita’, ”una strada importante per il futuro dei nostri territori” dice ricordando le iniziative varate nel 2011 in occasione dell’Anno internazionale delle Foreste. Lo studio realizzato dall’Asoim (Associazione studi ornitologici Italia meridionale) su incarico dell’Assessorato regionale all’Agricoltura testimonia di ”un’avifauna”, come dicono gli esperti, molto interessante.
In quattro mesi sono state censite 71 specie di uccelli. Rapaci diurni come Poiane (almeno 4/5 coppie nidificanti) mentre il falco pellegrino utilizza la foresta come territorio di caccia. E ancora rettili e anfibi come lucertole, ramarri, bisce, rospi. Insomma un giacimento naturale a cielo aperto? ”Si’, direi di si’ – afferma Amendolara – per il quale occorre proseguire lungo la strada della tutela e della valorizzazione in un contesto ambientale notoriamente difficile, per usare un eufemismo, e per il quale per troppi anni si e’ consentito tutto e il contrario di tutto…”.
Anche nella foresta regionale di Cuma (100 ettari) ci sono ricchezze faunistiche. Non il lupo, ma non lontano dal mare gli studiosi hanno messo in elenco tante specie. E’ una tipica foresta costiera caratterizzata dalla lecceta e dalla Duna fissata a macchia mediterranea, giudicata ”importantissima per l’avifauna migratoria”. Nel periodo di studio sono state ‘contattate’ 72 specie. Rilevante la presenza di uccelli rapaci diurni (gheppio, falco pellegrino, sparviere, poiana) e notturni (barbagianni, civetta, assiolo). E ancora beccacce di mare, berte maggiori e minori e via di questo passo. Amendolara non ha dubbi: ”E’ il nostro tesoro”. Lupo compreso.
(Angelo Cerulo, per Ansa)

TASK-FORCE INTEREGIONALE E LIFE WOLFNET PER IL LUPO “SIC”

Convocata dalla direzione del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi si è svolta a Santa Sofia la prima riunione organizzativa sul monitoraggio e la tutela del lupo “Sic”‘, chiamato così in ricordo del giovane campione romagnolo di motociclismo Marco Simoncelli morto recentemente in gara.
Oltre al Presidente ed al Direttore del Parco che ha ospitato l’incontro, erano presenti i rappresentanti del Cta del Corpo Forestale dello Stato e degli uffici provinciali tutela della fauna di Rimini ed Arezzo. Interesse e disponibilità sono venute anche dal Parco interregionale di Sasso Simone e Simoncello e del Comando provinciale di Rimini del Cfs, protagonista delle fasi di recupero e rilascio del lupo.
«Lo splendido esemplare – ricorda il Parco – era stato catturato in situazione di difficoltà nel territorio di Pennabilli, in alta Valmarecchia (Parco del Sasso Simone e Simoncello), durante i giorni della grandissima nevicata dello scorso mese. Sic è stato in seguito liberato munito di un modernissimo radiocollare satellitare e quindi inserito nel programma europeo di salvaguardia del lupo appenninico ‘Life Wolfnet’, del quale il Parco Nazionale è uno dei protagonisti».
Il predatore era comunque in ottimo stato di salute e viene costantemente rilevato nei suoi spostamenti, che confermano che il suo terriotorio è quello a cavallo tra l’Appennino riminese e quello aretino, con qualche “pendolarismo” verso il Parco Nazionale.
Tutti gli Enti coinvolti hanno sottolineato «L’esigenza di un coordinamento unitario, sia nella quotidiana ed ordinaria gestione dei dati satellitari che arrivano a intervalli di tempo regolari, sia nella prevenzione ed organizzazione per la risoluzione di eventuali situazioni critiche». Per questo verrà presto sottoscritto un protocollo d’intesa.
La direzione del Parco è molto soddisfatta: «Si tratta di un virtuoso quanto raro esempio di “fare rete”, come il Life Wolfnet prevede; ovvero di uno sforzo unitario da parte di tutti i soggetti pubblici interessati, al di là delle rispettive aree di competenza, per il perseguimento di un doppio obiettivo comune: il benessere del singolo lupo, ma anche e soprattutto l’attuazione di un modello condiviso che tenda a migliorare la convivenza tra attività umane e salvaguardia di una specie troppo a lungo minacciata dalla paura e dal pregiudizio, e che sempre più assume invece il ruolo di simbolo della natura selvaggia».

UN WEEK-END DEDICATO AL LUPO

Dronero – Festa del lupo a Dronero sabato 17 e domenica 18 marzo. Sabato 17, FotoSlow ValMaira, L’isola che c’è, Mulino della Riviera, Parco Nazionale Alpi Marittime, Comune di Villar San Costanzo presentano “Al lupo al lupo” organizzano dalle 10 alle 13 al Mulino della Riviera l’inaugurazione della mostra dipinti “Giada incontra il lupo” di Giada Gaiotto. Per chi fosse interessato è possibile andare in visita guidata al mulino ad acqua con dimostrazione di molitura a pietra di mais autoctoni.
Nel pomeriggio alle 15, in via Roma, mostra in strada della collezione di pannelli tematici sul lupo a cura del Parco Nazionale Alpi Marittime; nella sala del Convitto di Via Roma incontro con le pittrici Giada Gaiotto, Arlette e gli allievi della sua scuola di pittura e con la scrittrice Nazarena Braidotti lettura di racconti, fiabe e poesie sul tema.
Alle 21, nel salone polivalente di Villar San Costanzo, proiezione e conferenza sul Lupo a cura dei ricercatori “Uomini e Lupi” del Parco Nazionale Alpi Marittime.
Domenica 18, con ritrovo alle ore 9, destinazione Entracque località Casermette per visita al Centro Faunistico Uomini e Lupi. (Prenotazione obbligatoria entro sabato pomeriggio telefonando al numero 0171/904212).
Tra le attività si terrà l’inaugurazione della mostra dipinti “Giada incontra il lupo”
L’evento si terrà anche in caso di maltempo.

UNA TRAPPOLA UCCIDE UN GIOVANE LUPO

L’ultima vittima del bracconaggio è un giovane lupo, un esemplare sano, maschio, di un anno di età, che probabilmente faceva parte del branco che si trova nella zona dell’Orsiera, in Val di Susa. Gli uomini della forestale lo hanno trovato ormai cadavere nella zona di Trana, incappato in un laccio messo in funzione da un cacciatore di frodo.
Una storia lontana anni luce da Cappuccetto Rosso. Il lupo, adesso, non mangia più nessuno. Anzi, è una specie protetta perché rischia l’estinzione. E al cacciatore della favola si è sostituito un bracconiere. Che stavolta non è rimasto impunito: gli agenti della stazione di Giaveno lo hanno individuato e denunciato alla procura di Torino per gli articoli del codice penale 544 bis (uccisione di animale senza necessità) e 727 bis (danneggiamento di habitat naturali), oltre che per la violazione della legge quadro sulla caccia, che tutela le specie tutelate come il lupo. L’uomo si è giustificato dicendo che in realtà con quella trappola avrebbe voluto disfarsi di alcune volpi che invadevano la sua proprietà e non pensava che avrebbe potuto colpire un lupo. Le volpi non sono animali protetti, tuttavia la caccia a questa specie è chiusa in questo periodo e comunque sistemare una trappola è sempre un reato.
La morte del giovane lupo solleva nuovamente il problema della tutela di questo carnivoro. In Piemonte si contano attualmente circa 60 esemplari, tutti provenienti dall’Abruzzo. Si tratta di stime, visto che il lupo migra spesso e velocemente.
Secondo il monitoraggio della Regione Piemonte i lupi vivono in piccoli branchi localizzati soprattutto nel Cuneese sulle Alpi Marittime, nel Torinese tra l’Orsiera e Salbertrand e, in misura minore, sull’Appennino alessandrino e nel Piemonte settentrionale. Ogni anno nascono una dozzina di nuovi cuccioli, ma più o meno altrettanti esemplari muoiono vittime di incidenti o di bracconieri. Così il numero da qualche anno rimane sostanzialmente costante.
Nei confronti dei lupi continua ad esserci un atteggiamento di paura ingiustificata: l’ultimo attacco all’uomo risale oramai al 1921. “Qualcuno dice che in Piemonte ci sono migliaia di lupi e che mettono a rischio i turisti: abbiamo intenzione di denunciarli per procurato allarme”, attacca Piero Belletti, dell’associazione Pro Natura. E anche gli assalti al bestiame domestico possono essere annullati. “Se accade che il lupo mangi le pecore è solo perché sono prede più facili rispetto agli animali selvatici, visto che in Piemonte gli ovini vengono lasciati allo stato brado – spiega Belletti – Ma è sufficiente rinchiudere le bestie negli ovili: un progetto simile è stato fatto all’Orsiera e gli attacchi dei lupi si sono praticamente azzerati”.

NAVARRE, IL LUPO SALVATO DAGLI UOMINI CON LA RESPIRAZIONE BOCCA A BOCCA

Trovato morente e semiassiderato nelle acque gelide del Limentra, torrente dell’Appennino bolognese, viene soccorso dal gruppo di tutela e ricerca fauna esotica e selvatica del Monte Adone. Dopo esser stato strappato alla morte l’animale è stato sottoposto a controlli medici e liberato da 35 pallini di piombo che portava in corpo: il ricordo dell’incontro troppo ravvicinato con un cacciatore. A breve sarà pronto per fare ritorno nel proprio ambiente.
27 febbraio 2012
Redazione Tiscali


SALVATO UN LUPO STREMATO E FERITO

Reggio Emilia, 21 febbraio 2012 – Valentino è salvo. Si tratta di un giovane lupo trovato in pessime condizioni di salute nell’alta Val Dolo il giorno di San Valentino (da qui il suo nome) e sottoposto alle cure dal servizio veterinario Ausl di Castelnovo Monti.  E’ il primo intervento eseguito dal team sanitario del Wolf Apennine Center (Wac), centro di riferimento per la gestione del lupo a livello interregionale appena istituito dal Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano. Il Wac, composto da tecnici del progetto europeo Life Ex-Tra coordinati da Willy Reggioni, appena ricevuta la notizia del rinvenimento del lupo debilitato, si è subito mobilitato per il recupero e le cure. A segnalare la presenza dell’animale, ormai all’estremo delle sue forze, è stato un abitante dell’alta Val Dolo in comune di Villa Minozzo dopo che, con grande sorpresa, lo aveva notato accucciato sul fieno in un ricovero di campagna poco distante dalle abitazioni.
Il giovane lupo, fortemente debilitato e con una ferita su un fianco quale probabile conseguenza di un tentativo di procurarsi cibo, in questi giorni di grandi nevicate non è stato in grado di seguire il branco per cui non poteva scegliere posto migliore per ripararsi dalla neve e dal gelo. L’essere stato avvistato in quel ricovero da un abitante della zona che, anziché spaventarsi, si è intenerito attivando il sevizio veterinario, è stata la sua fortuna. Gli ottimi rapporti di collaborazione recentemente siglati tra il Servizio veterinario dell’Ausl di Castelnovo Monti, la Provincia e il Corpo Forestale dello Stato, hanno reso possibile un pronto intervento che ha consentito al giovane lupo (dell’età di circa un anno) di ristabilirsi.
Il lupo sarà trattenuto solo il tempo necessario a riguadagnare una condizione fisica idonea al suo ritorno in libertà che si presume in tempi brevi. Prima del rilascio sarà applicato al collo di Valentino un piccolo e modernissimo radio-collare dotato di tecnologia satellitare Gps-Gsm che consentirà ai tecnici del Wac e del dipartimento di Biologia “Charles Darwin” de La Sapienza di Roma di monitorare a distanza i successivi spostamenti dell’animale. «E’ una bella storia – afferma Willy Reggioni – resa possibile grazie anche all’istituzione del Wac, centro di riferimento per la gestione del lupo in scala interregionale. Un centro che risponde alla necessità rilevata dalle istituzioni locali, interessate dal recente ritorno del lupo nel proprio territorio naturale, anche se oggi però è fortemente abitato. Proprio per questo, la presenza di grandi predatori solleva rilevanti problemi, principalmente connessi all’aggressione di animali domestici e alla percezione di pericolosità della specie. Grazie all’esperienza sviluppata nel corso di precedenti progetti, il Parco con il suo personale impegnato nel servizio di conservazione della natura e delle risorse agro-zootecniche, può offrire un supporto concreto».
(foto di Settimo Baisi)


LUPO BRACCATO PER FARE VIDEO IN APPENNINO-LAV ANNUNCIA BATTAGLIA LEGALE

Non è giusto inseguire con un’auto un lupo fino allo sfinimento, braccandolo per riprenderlo con una videocamera. E’ netta la condanna da parte della Lav del comportamento di chi ha filmato l’inseguimento di un esemplare di lupo sulle strade innevate delle Piane di Mocogno.
Lav annuncia battaglia legale. ”Porteremo il caso in tribunale, ci troviamo di fronte a un maltrattamento che al posto di essere stigmatizzato viene filmato!”. Il video, pubblicato sul sito di un quotidiano locale, mostra due minuti di inseguimento: l’automobilista che sta filmando suona il clacson, fino a che la bestia riesce a seminarlo invertendo direzione.
”Non si può non considerare il terrore e lo stress inflitti a un animale selvatico, per giunta protetto, inseguito a breve distanza – sottolinea Lav – Il lupo peraltro, come ormai sanno tutti, è guardingo per natura, e poichè teme l’essere umano, di certo si sarebbe allontanato spontaneamente, senza alcun clamore”.
Quanto alla presenza dei lupi sull’Appennino, l’associazione ricorda che questi animali fanno parte del territorio e sono protetti. Freddo e neve li hanno spinti verso le zone più miti: ”non c’è niente di strano, e anzi tutta Italia si è commossa davanti alle immagini, non invasive, degli animali selvatici costretti loro malgrado a cercare sostentamento e riparo lontano dalla morsa dei ghiacci”.
Per l’associazione animalista, l’episodio del lupo ”ricorda le tristi immagini girate alcuni mesi fa da un automobilista nel Parco nazionale d’Abruzzo, in cui una mamma orsa piena di terrore difendeva disperatamente i suoi tre cuccioli dall’ inseguimento incosciente di un guidatore”. Sequenze che furono criticate dalla Lav, che chiese un approfondimento dell’accaduto alla Polstrada, ”ma che nei telegiornali furono celebrate come ‘commoventi”’. ”Non c’era nulla di commovente allora nello spaventare una mamma con i suoi cuccioli – è la conclusione – come oggi non c’è alcun pericolo da sventare per un lupo su un sentiero innevato”.


ARRIVA IL MALTEMPO TORNANO I LUPI

(ANSA) – FILETTINO (FROSINONE), 7 FEB – Con la neve e il gelo tornano i lupi vicino ai centri abitati nelle zone montane. Ne sono stati avvistati in varie localita’ delle Dolomiti, e anche a Filettino, il neoproclamato ‘principato’ in provincia di Frosinone. Mentre il paese e’ ancora alle prese con l’emergenza maltempo, che ha fatto accumulare un metro di neve, nelle prime ore di questa mattina un branco di lupi e’ stato avvistato all’interno del centro abitato, nelle vicinanze della scuola elementare.

LUPO FA RITORNO IN VAL PUSTERIA…E’ arrivato dalla Slovenia

(ANSA) – BOLZANO, 7 FEB – Dopo gli ultimi avvistamenti in val di Non, il lupo ha fatto ora ritorno anche in val Pusteria. Si tratta di un maschio di tre anni, proveniente dalla Slovenia.
Slavko, questo il nome dell’animale, era stato catturato l’anno scorso nei boschi della Slovenia, poco lontano da Trieste, munito di radiocollare e rilasciato. Nelle ultime settimane, forse spinto dal grande freddo e per cercare cibo, il lupo si e’ messo in cammino, arrivando attraverso l’Austria in Alto Adige.
Slavko ha percorso di notte anche distanze di 50 chilometri.


 

STORIA DI LUPI ALL’AQUILA

L’AQUILA : Con la perturbazione che in queste ore sta colpendo l’Italia ritorna di stretta attualità il detto per cui neve e gelo sono un tempo “da lupi”. Gli animali sono stati avvistati, e fotografati, a Trasacco, in provincia de L’Aquila
I lupi, spinti dalla fame e dal freddo, sono scesi nei paesi aggravando ulteriormente i disagi della popolazione già provata dalle mancate forniture idriche ed elettriche.
Anche i lupi aquilani hanno fatto la loro comparsa nei centri abitati. L’espressione è nata proprio da situazioni come queste, in cui questi animali vengono spinti dalla fame a fare razzia in ovili e stalle.
L’eccezionale nevicata sta spingendo anche gli animali più abituati al gelo a cercare rifugio. E così un commercialista al ritorno nella sua abitazione aTrasacco ha sentito strani rumori provenienti dalla sua legnaia. Quando ha aperto la porta il professionista ha trovato di fronte a sè uno splendido esemplare di lupo appenninico di sesso femminile. L’uomo ha immediatamente chiamato il Corpo Forestale dello Stato. Gli uomini della Forestale hanno dato da mangiare alla lupa e l’hanno messa in salvo.




AVVISTATI LUPI ALLE PORTE DI SULMONA

SULMONA 9 FEB – I lupi scendono a poche centinaia di metri dal centro abitato di Sulmona. L’avvistamento e’ stato fatto ieri sera lungo la fascia pedemontana del monte Morrone, un esemplare in localita’ Noce Mattei, vicino al canile comunale e altri due nei pressi di via Ancinale. Dal canile si dicono preoccupati per la situazione di pericolo che si e’ venuta a creare sia per i cani ospiti del ricovero municipale, sia per le persone e chiedono l’intervento del corpo forestale. ”Non c’e’ da allarmarsi – spiegano dalla centrale operativa del corpo forestale – i lupi sono scesi a valle probabilmente per la mancanza di cibo sui monti e si presume siano solo di passaggio. E’ insolito, ma non impossibile che si vedano anche da queste parti”. Una nevicata eccezionale anche per i lupi che sono scesi fino alle porte di un centro abitato come Sulmona, fenomeno che si era verificato, fino ad oggi, solo nei piu’ alti paesi di montagna.



LUPO MESSICANO

Il lupo messicano (Canis lupus baileyi) è la sottospecie più rara e più geneticamente distinta di lupo grigio in Nordamerica. È anche una delle sottospecie più piccole, raggiungendo una lunghezza massima non superiore ai 135 cm e un’altezza massima di circa 80 cm. Il peso varia dai 27 ai 45 kg.
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Fino a tempi recenti, il lupo messicano era diffuso nei deserti di Sonora e di Chihuahua dal Messico centrale fino al Texas occidentale, al New Mexico meridionale e all’Arizona centrale. Dagli inizi del XX secolo, la riduzione delle prede naturali come i cervi e i wapiti portò molti lupi ad attaccare il bestiame domestico, provocando gli sforzi intensivi delle agenzie governative e individuali per sradicare il lupo messicano. Anche i cacciatori perseguitarono il lupo, poiché uccideva i cervi. Anche i trapper, governativi e privati, hanno dato una mano nella sradicazione del lupo messicano (bisogna notare che studi recenti compiuti da esperti di genetica hanno mostrato che l’areale dei lupi messicani si spingeva più a nord, fino al Colorado).

Questi sforzi ebbero molto successo e dagli anni cinquanta il lupo messicano in natura è stato eliminato. Nel 1976 il lupo messicano venne dichiarato una specie minacciata e da allora lo è sempre rimasto. Oggi sopravvivono in natura all’ incirca 15 lupi messicani .

BUONE NOTIZIE DAL FRONTE:

A seguito delle costanti pressioni relative alla cattiva gestione del progetto di reinserimento del Lupo messicano, il Fish and Wildlife Service degli Stati Uniti cambia politica sul controllo degli esemplari “dannosi” (22/12/09)

LUPO MESSICANO E’ REALMENTE TUTELATO?

Il dato è molto preoccupante se si pensa che erano 18 del 1996 e questo calo si è registrato nonostante la specie sia stata dichiarata “critically endangered”. Il fatto più grave è che di queste sette coppie, solo sei si riproducono. Il maschio di una delle coppie infatti è stato abbattuto e la femmina compirà quest’anno 10 anni, un’età forse troppo avanzata per la riproduzione.
Questa non è una differenza da poco, fanno notare al Center for Biological Diversity. Censendo sette coppie di lupi, di fatto l’Agenzia apre la possibilità da parte degli allevatori di abbatterli  dato che le regole prevedono questa possibilità solo quando i lupi sono almeno rappresentati da sei coppie. Dichiarandone fasullamente sette, l’Agenzia lascia un po’ di spazio extra alle richieste degli allevatori.
Nel corso del 2006 il Governo ha proceduto direttamente all’abbattimento di 5 lupi grigi messicani: altri 8 sono morti non intenzionalmente durante delle operazioni di cattura e 4 sono stati catturati ma non per essere liberati in altre zone. In totale, dalla reintroduzione sono stati abbattuti 8 lupi, uccisi involontariamente 20 e catturati 24. Altre dozzine di lupi sono stati catturai e trasferiti: spesso feriti, stressati e liberati in aree sconosciute lontani dal branco di provenienza, spesso per questi lupi l’unico destino è la morte.
Secondo l’ultimo censimento ci sono al momento circa 60 lupi grigi messicani in libertà contro una prospettiva di 102 prevista dal piano di deintroduzione: un target modesto che non si è riusciti a raggiungere per  incapacità gestionali e mala fede, tanto che il Center for Biological Diversity ha citato in giudizio l’Agenzia federale che si occupa dell aloro reintroduzione.
Per avere un confronto, si pensi che la reintroduzione del lupo nello Yellowstone National Park e nell’Idaho centrale ha portato a una popolazione di circa 1.000 esemplari, resa possibile dalla soppressione delle operazioni di “controllo dei predatori” messe in atto nel sud quando i lupi attraversano confini politici (che ovviamente ignorano!) o quando abbattono capi di bestiame dopo essersi nutriti di quelli morti naturalmente che gli allevatori non provvedono a rimuovere.
È evidente il contrasto tra una politica di reintroduzione e una prassi di abbattimenti e catture diffuse che non fanno che erodere la base genetica di questa popolazione, minacciandone comunque la possibilità di sopravvivenza nel lungo periodo.

FINALMENTE BUONE NOTIZIE:

Reintrodurre predatori e’ sempre molto difficile perche’ prima o poi, inevitabilmente, finiscono per incrociare il proprio cammino con altri interessi. Era questo il paradosso che viveva il Lupo messicano (Canis lupus baileyi): al centro di un ampio progetto di reintroduzione veniva costantemente abbattuto legalmente sulla base di una assurda regola che prevedeva la cattura o la morte di ogni lupo ritenuto responsabile di tre attacchi a bestiame nel croso di un anno.
Tale regola era frutto di un compromesso con altre Agenzie federali che erano state coinvole nel progetto di reintroduzione e soprattutto destinata a rabbonire gli allevatori che, per principio, vendono nel lupo un pericoloso nemico da eliminare, non da reintrodurre!
TutelaFauna aveva gia’ riportato, nel 2007 le polemiche relative a un sistema di gestione che rendeva di fatto vani gli sforzi. Con una mano si voleva reintrodurre il lupo e con l’altra lo si eliminava!
Per fortuna il tiro alla fune di competenze da novembre del 2009 è stato risolto a favore dello U.S. Fish and Wildlife che ha deciso di riprendere nelle proprie mani il 100% della gestione del progetto; le altre Agenzie governative che erano state inefficacemente coinvolte negli ultimi anni saranno ancora consultate ma il loro ruolo – e gli interessi che difendono, spesso contrastanti con quelli del lupo – sara’ ben piu’ limitato.
Sono 52 i Lupi messicani che vivono in liberta’ in Arizona e New Mexico, costiuendo la piu’ rara sottospecie di lupo grigio del nordamerica e uno dei mammiferi piu’ minacciati di estinzione.
Una gestione pesante della regola “tre falli e sei fuori” aveva finora impedito un sostanziale accrescimento della popolazione, che era paradossalmente il principale obiettivo dell’intero progetto e dei milioni di dollari che costa. Negli ultimi anni almeno 11 Lupi erano stati legalmente abbattuti e molti di piu’ riportati in cattivita’.

LUPO APPENNINICO

IL SUO SUCCESSO SENZA EGUALI E’ IL SEGUENTE:DAI SOLI 100 INDIVIDUI DEL “MINIMO STORICO”LA POPOLAZIONE  ITALIANA HA ORMAI RAGGIUNTO ALMENO 700 ESEMPLARI

Considerato un nemico da distruggere, e una piaga da eliminare, appena una trentina di anni fa per il Lupo in Italia non sembrava profilarsi alcun avvenire. Né cultura, né scienza, né economia o sociologia consentivano di aprire il pur minimo spiraglio di luce per sperare di offrirgli,nel buio tunnel in cui era stato emarginato (in realtà una oscura galleria di credenze e superstizioni, diffamazioni e calunnie riversategli addosso per secoli e secoli dall’uomo stesso) la benché minima speranza di salvezza.L’impresa di sottrarlo al destino di scomparire per sempre si presentava, dunque, come la
classica «missione impossibile». E come tale venne affrontata da un pugno di persone decise,con pochi mezzi e con ancor minore assistenza da parte delle Autorità ufficiali.


Al principio degli anni Settanta,i lupi in Italia non contavano che un centinaio di individui: sparsi ed affamati, perseguitati con tagliole e bocconi avvelenati, accerchiaticon battute e perfino esposti in piazza, una volta uccisi, al pubblico ludibrio. Ma, come insegna la storia, può bastare un semplice stormire di foglie a far presagire il più inatteso cambiamento del vento: e una volta avviata, la campagna in difesa del lupo si rafforzò sempre più, fino a travolgere un ostacolo dopo l’altro.
Il suo successo senza eguali può essere sintetizzato in poche cifre: dai soli 100 individui del «minimo storico», la popolazione italiana ha ormai raggiunto almeno 700 esemplari. E che possa continuare a crescere, occupando ogni residua nicchia disponibile, sembra fuordi dubbio: perché il lupo sa bene dove andare, e come adattarsi a nuove situazioni… fin’ora che, si spera, potrà stabilizzarsi in Italia con una popolazione adeguata (d’un migliaio di soggetti, divisi in branchi di 6-10 individui o forse più).

La storia della rinascita del Lupo appenninico è una storia capace di restituire fiducia esperanza nella vita, e nella convivenza pacifica tra esseri diversi. Una metafora di ciò di cui, probabilmente, l’umanità contemporanea avrebbe più che mai bisogno.Una vicenda che,come altre di cui si parla troppo poco (alla cronaca servono piuttosto fatti negativi o crudeli, occorre soprattutto poter «sbattere il mostro in prima pagina»),sconfigge ogni previsione pessimistica e qualsiasi atteggiamento rinunciatario. Un successo che non si ècerto basato sui dogmatismi di certo «accademicismo» più retrivo, ma li ha contestati ed è balzato oltre, senza esitazione. E i fatti hanno dato ragione agli «eretici» difensori dellupo, lasciando così tutti a bocca aperta.
Ma procediamo con ordine, fornendo qualche esempio dei più significativi.

Nel secolo scorso, zoologi di fama e personalità illustri gareggiavano nell’esecrazione del lupo, definito «pauroso ricordo storico» e sollecitando “che in ogni tempo,in ogni luogo e da qualunque persona sia permessa l’uccisione del lupo,e che sia sempre concessoun adeguato premio in denaro, che stimoli ognuno ad ucciderlo con tutti i mezzi a disposizione”. Ma con il declino di una pastorizia trabocchevole, che aveva invaso ogni angolo dell’Appennino,le cose sono cambiate.Come accurate indagini genetiche hanno confermato, e ciò gioverà senza dubbio allo sforzo di conservazione a livello europeo. Del resto il lupo delle nostremontagne, Mezzogiorno incluso, meritava di essere salvato, e in gran parte vi è riuscito da solo. Non grazie a costosissimi studi, ma soprattutto al MESSAGGIO DI SAN FRANCESCO.
E la sua riscossa costituisce ora un bell’esempio da imitare, per tutti i lupi della nuova,più vasta Europa che sta oggi nascendo. Spetterà a noi dimostrare che, liberati ormai da false angosce e paure, sapremo davvero convivere con lui, nostro antico fratello che avrebbetante cose da insegnarci.

MESSAGGIO DI SAN FRANCESCO:

Per meglio operare in difesa del Lupo, uno degli animali più sfortunati, calunniati e quindiminacciati,la conoscenza del passato, e cioè una adeguata “memoria storica”, è più che essenziale.
La nostra storia inizia un terzo di secolo fa, con l’Operazione San Francesco, promossa nel 1970 dal Parco Nazionale d’Abruzzo (che allora intraprendeva la propria rinascita) e viene poi lanciata l’anno successivo in collaborazione con il Wwf. Un’impresa d’avanguardia rispetto a quei tempi, e probabilmente il primo e miglior esempio di “campagna ecosociologica integrata”.
Il suo straordinario successo, oltre ad avere salvato il Lupo appenninico (Canis lupus italicus)ha consentito a questo forte predatore la riconquista dei territori perduti nella penisola,e persino la sua progressiva espansione nelle Alpi ed oltre, fino a riappropriarsi anchedi parte del proprio ambiente nelle montagne della Francia.Accanto a molte delusioni e sconfitte, la storia della conservazione della natura può quindi registrare questo brillante successo, al di là di ogni speranza e aspettativa iniziale.Merito soprattutto dell’impostazione pratica,interdisciplinare e moderna alla campagna,
che ha poi ispirato anche molti altri Paesi a compiere sforzi maggiori a favore d’un animaleunico, dai tempi atavici odiato e perseguitato senza tregua e, fino a pochi decenni or sono, considerato inevitabilmente “condannato a scomparire dalla faccia della terra”. Al principio del Terzo Millennio, la grande sfida per la società contemporanea è ora di mostrare di saper convivere armoniosamente non solo con il Lupo appenninico, ma con tutte le altre creature diverse da noi, e nostre compagne di viaggio.
[Franco Tassi]

 


SAN FRANCESCO E IL LUPO

Nel tempo in cui S.Francesco abitava nella città di Gubbio, nelle campagne apparì un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali, ma anche gli uomini. Tutti i cittadini avevano una gran paura, perché spesso il lupo si avvicinava alla città, pertanto essi andavano armati quando uscivano dalla città, come per andare a combattere.Ma, nonostante ciò, da esso non si poteva difendere chi lo incontrava da solo.Quindi, per paura di incontrare questo lupo, nessuno aveva più coraggio di uscire dalla Città.Di fronte a questa situazione, S.Francesco ebbe molta compassione degli abitanti di Gubbio,e volle andare incontro a questo lupo nonostante tutti lo sconsigliassero.Si fece il segno della croce e uscì dalla città insieme ai suoi compagni, sperando totalmente nell’aiuto di Dio. Il timore fermò gli altri, mentre S.Francesco si incamminò verso il luogo dove era il lupo e subito esso si fa incontro al santo con la bocca aperta. Ma S. Francesco gli fa ilsegno della santissima croce e lo chiamò: “vieni qui, fratello lupo; io ti comando, in nomedi Cristo, di non fare alcun male né a me né ad altri”.Immediatamente il Lupo terribile chiuse la bocca, smise di correre e mansueto come un agnello si mise a giacere ai piedi di S.Francesco.

Allora S.Francesco così gli parlò:

“Fratello lupo, tu in questi luoghi hai provocato grandi danni e hai ucciso le creature di Dio senza il suo permesso; ma non solo hai ucciso e divorato gli animali, hai avuto il coraggio di uccidere gli uomini, fatti all’immagine di Dio, e per questa cosa tu sei degno di essere condannato. Tutto il popolo di questa terra parla di te e ti è nemico, ma io voglio che sia fatta pace fra te e questa gente. Cosicché tu non faccia più del male e loro ti perdonino ogni cattiva azione del passato”. Appena S. Francesco disse queste parole, il lupo, con movimenti del corpo, della coda, degli occhi e con l’inchinare del capo dimostrava di accettare quello che il Santo gli aveva detto.Allora S.Francesco continuò: “Fratello lupo, poiché ti piace fare e mantenere questa pace, io ti prometto che ti farò assistere per tutta la vita dagli uomini di questa terra affinché tu non soffra mai la fame, perché io so che a causa della fame tu hai fatto ogni male. Ma, fratello lupo, io voglio che tu mi prometta di non fare del male né a Persona né ad animale; prometti tu questo?” Il lupo inchinando il capo fece segno evidente che lo prometteva. E San Francesco così continuò:”Fratello lupo,io voglio che tu dia un segno,un giuramento,affinché io mi possa fidare che manterrai la promessa.”Allora il lupo sollevò una zampa e familiarmente la pose sulla mano di S. Francesco.
Il Santo disse:”Fratello lupo io ti ordino, nel nome di Gesù Cristo, di venire ora con me in città a confermare questa pace” E il Lupo, ubbidiente, seguì il Santo come un agnello suscitando grande meraviglia tra tutti coloro che osservavano questa scena. Intanto la notizia si diffuse rapidamente in tutta la città così che tutti, uomini, donne, giovani e vecchi andarono in piazza a vedere il lupo con S.Francesco. Appena il popolo si era radunato, S. Francesco prese a predicare, spiegò che era più pericolosa la fiamma dell’Inferno che non la rabbia del Lupo, poi continuò: “Ascoltate, fratelli miei, fratello lupo che è qui davanti voi mi ha promesso di fare pace con voi e di non arrecarvi più alcun danno se gli darete ogni giorno il cibo per vivere. Ed io vi garantisco per lui che manterrà il patto della pace.”
Allora tutto il popolo, in coro, promise di nutrirlo. S.Francesco in presenza di tutto il popolo disse al lupo: “E tu,fratello lupo, prometti di osservare il patto della pace e di non arrecaredanno né ad animali, né ad uomini, insomma a nessuna creatura?” Il lupo, inginocchiandosi, inchinando il capo, muovendola la coda, gli orecchi e il corpo dimostra di voler osservare il patto.
Da quel giorno il lupo visse due anni in Gubbio: entrava ed usciva liberamente dalle porte delle case come un animale domestico senza fare o ricevere alcun danno. Fu regolarmente nutrito dalla gente, ma due anni dopo morì di vecchiaia. La sua morte addolorò molto gli abitanti perché vedendolo andare tanto mansueto per la città si ricordavano meglio della virtù e della santità di S.Francesco.

Leggenda Indiana

“Io sono Islea. Grande Shamana nel mio popolo. Nella mia Terra Piccolo Lupo dagli occhi di ghiaccio esiste una leggenda che parla di noi lupi e degli uomini . Parla anche di tua madre… e ora parlerà anche di te…”Venne un giorno, all’alba del mondo, in cui Colui che Crea non riuscì più a seguire con gli occhi le moltitudini di cose che accadevano sulla terra.

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Allora chiese a un lupo di farne il giro di corsa per scoprire come vivevano e operavano gli essere da Lui creati. La prima volta il lupo fece il giro della terra molto rapidamente. Ma era troppo veloce e Colui che Crea lo rimandò indietro. La seconda volta il lupo impiegò un anno, ma nel corsodi quel tempo non fece in tempo a vedere tutto. Di nuovo Colui che Crea lo rimandò sulla terra. La terza volta il lupo non tornò più perché la terra era diventata troppo grande per lui e vi accadevano troppe cose. Colui che Crea attende ancora oggi il ritorno del lupo…

Sulla terra il lupo ebbe molti discendenti che, con il passare del tempo,dimenticarono la missione affidata loro da Colui che Crea. Fu così che i lupi cominciarono a vivere come tutti gli ùanimali, ma per mantenere la promessa fatta a Colui che Crea cercarono qualcuno che potesse sostituirli nella loro missione. I lupi pensarono che gli uomini fossero, fra tutti gli animali creati da Colui che Crea, quelli piùadatti.Ma, con il passare del tempo, i lupi si accorsero che la loro era una scelta sbagliata.

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Gli uomini si rivelarono violenti,deboli, fragili dentro. I lupi decisero allora di diventare i guardiani degli uomini finchè questi ultimi non fossero stati pronti a diventare la loro discendenza e a prendere il loro posto nella missione voluta da Colui che Crea, placando la suacollera. Ma i secoli sono passati e gli uomini non sono cambiati.Il popolo dei lupi è l’ombra del popolo degli uomini. Certi uomini lo sanno. Certi uomini sono lupi…

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IL LUPO

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Gli uomini lo sanno che cos’è la vita…
siamo nel mirino… corri un altro po’…
ci sorprende il lampo di una fucilata…
…dimmi… stai giocando?…
non mi dire no…
Giovane compagna…
fossi addormentata?…
gli uomini sorridono,
ora sò perché…
leccherò per sempre questa tua ferita…
uomo… se hai il coraggio prendi pure me…
t’innamorerai del tuo prigioniero,
ti sorprenderai… t’innamorerai di me…
t’innamorerai del tuo prigioniero,
ti sorprenderai… t’innamorerai di me…

Dietro la collina scende giù la sera…
dietro al nostro amore…
…dorme insieme a te…
[M. Castelnuovo]

IL LUPO SILANO

Il lupo silano fino a qualche decennio addietro, si poteva sentire ululare ogni notte….erano i richiami che usavano i vari componenti del branco per tenersi in contatto.Si assisteva, così allo spettacolo dei cani randagi che si riunivano e…formando uno schieramento a forma di piramide,con gli animali più forti alle prime posizioni rispondevano abbaiando fino alle prime luci dell’alba.Raramente venivano a contatto tra di loro.Nè i lupi si azzardavano ad avvicinarsi troppo agli abitatitranne che durante il peridodo invernale, quando,come annualmente si verificava,infierivano fra qualche gregge ed arrivavano fino alla periferia dei paesi silani.

Fino a pochi anni addietro,per gli abitanti della Sila il lupo costituiva un serio pericolo e,anche se non attaccava l’uomo se non quando gli era precusa ogni altra via per mettersi in salvo,metteva spesso in pericolo intere greggi alle porte della capanne dei pastori era frequente vedere appese pelli di animali:erano delle bestie che erano state raziatee che il pastore esponeva alla pubblica vista perchè il padrone del gregge fosse informatoche i lupi gli avevano causato delle perdite.

I “lupari” di professione, a cavallo, andavano in cerca di lupi da uccidere,ed anche l’occasionale uccisore di una bestia riceveva, facendo il giro di ciascuna abitazione,doni e fama di essere un “forte”. L’assurda caccia che gli è stata data,la costruzione di nnumerevoli strade fra i boschi e l’impoverimento della selvagginahanno decimato i branchi che ora vengono protetti.

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