Qualche tempo fa nell’Appennino a cavallo tra Marche e Toscana un lupo fu ucciso e impiccato ad un segnale stradale. Purtroppo il gesto ha fatto scuola. Qualche giorno fa una testa di lupo è stata fatta ritrovare legata a dei cartelli stradali nei pressi di Visso, con attaccato un biglietto indirizzato al sindaco di Visso e al presidente del Parco.Un chiaro messaggio in stile mafioso. Un esecrabile atto e tentativo d’intimidazione che certamente ha preso spunto dai danni causati dalle recenti uccisioni di pecore che si sono succedute negli ultimi mesi negli allevamenti dei paesi limitrofi al parco.Dei selvatici, forse lupi, probabilmente cani selvatici, hanno fatto scempio di numerosi capi di bestiame.Non è la prima volta. La perdita economica per gli allevatori è stata indubbia, ma sgomenta il gesto in una terra, la montagna di Marche ed Umbria, per sua indole refrattaria ai gesti brutali; tradizionalmente avezza ad una contrapposizione anche dura e irriducibile sui temi che riguardano l’uomo e la natura,ma mai gratuitamente violenta e irragionevolmente incivile.
Che cosa infatti si vuole comunicare, con tale macabro messaggio, se non il disprezzo, prima di tutto, della legge e poi di tutta la comunità, locale e nazionale, ritenuta colpevole di aver voluto con l’istituzione di aree protette limitare il preteso diritto di servirsi del bene comune contro gli interessi egoistici dei singoli? Purtroppo tale gesto di inqualificabile violenza, simbolicamente accomunabile ai gesti simili che mafia e camorra usano per intimidire i giudici e la gente onesta che non si piegano al ricatto della violenza, testimonia una silente, ma preoccupante, mutazioneantropologica dei nostri anni. Testimonia del radicarsi e crescere negli animi di un irrazionale rancore che ribolle e avviluppa come una bruma velenosa i rapporti sociali. Considerare le ragioni dell’economia e dell’ambiente, quelle del vivere civile e dirimere le inevitabili contraddizioni, gli attriti che ne nascono e le diverse concezioni, appare al alcuni un esercizio troppo complesso faticoso, da stroncare senza indugi con gli atteggiamenti della violenza e del fatto compiuto.
Avete voluto leggi per proteggere la fauna selvatica, io non sono d’accordo e vi stermino il lupo con ogni mezzo! La prepotenza del fatto compiuto che oggi, purtroppo, rischia di trovare leggittimazione anche da parte di alcune istituzioni che democraticamente nacquero per contrastare questa perversaderiva del diritto, sancisce dolorosamente il decomporsi allarmante dell’humus civile. Questo il messaggio! Ma dimostra anche che la ratio che muove tali persone è quella della vigliaccheria di chi è incapace di assumersi le proprie personali responsabilità; di chi agisce nell’ombra perchè pienamente consapevole di essere dalla parte del torto, ma non disdegna la prepotenza.Dietro ad ogni atto di violenza anche, come in questo caso, verso gli animali, c’è sempre l’azione della menzogna, della verità adulterata seminata intenzionalmente nell’animo delle persone o per favorire i propri particolari interessi, non sempre leciti, o inconsapevolmente divulgata per colpevole leggerezza.
Così per attizzare l’odio contro i selvatici da tempo si fa circolare l’inconsulta diceria della reimmissione del lupo da parte dei parchi che la stampa rimoltiplica lucrando sul grido de “al lupo, al lupo” che a sua volta rinforza la chiacchiera iniziale legittimandola. Così pochi giorni fa, l’uccisione di alcune capre nelle campagna attorno Macerata, condotta da un cane fuggito da qualche villa circostante, è stata strombazzata a titoloni sulla cronaca locale come un ennesimo attacco dei lupi giocando sull’equivoco (ben evidente all’interno dell’articolo) tra lupo (nel titolo) e cane-lupo nell’articolo.
Ma ancor più, contro ogni ormai consolidata verità scientifica e conoscenza biologica ed ecologica, in molti è pervicacemente radicato il concetto, del tutto errato, tanto caro ai cacciatori del cosidetto “animale nocivo”.Di nocivo oggi, se proprio vogliamo usare tale categoria, c’è solo l’uomo che sta distruggendo per la sua insanziabile bramosia migliaia di ettari di fertile suolo agricolo seppellendolo sotto un manto di cemento ed asfalto. Al confronto del danno irreversibile che in questi anni si sta criminalmente determinando nelle nostre campagne, valli e colline, a causa della selvaggia urbanizzazione i suddetti danni del povero lupo sono del tutto insignificanti. Eppure contro tali fatti, sotto gli occhi di tutti, che non solo danneggia noi, l’ambiente, gli interessi di singoli e la collettività, ma anche la vita dei nostri figli ipotecando il loro futuro per i prossimi secoli, solo poche voci addolorate si levano, inutilmente.
Tutto questo, per paradosso ulteriore, avviene proprio nella montagna di Umbria e Marche, la terra che vide fiorire la personalità mai più euguagliata di San Francesco. Lo specchio della vera umanità capace di guardare al creato non con lo sguardo bramoso di chi vuole carpire, impossessarsi, distruggere, ma di chi vede nell’altro, benchè diverso, come solo può esserlo un lupo selvaggio, una creatura, un essere munito della propria e inalienabile dignità, del tutto uguale a quella dell’uomo.L’atto di uccidere un lupo va contro le leggi che questa nazione si è data e per questo bene fanno le forze dell’ordine che cercano di reprimere tali atti. Ma i lupi hanno dimostrato di saper superare ben altre avversità, se ancora numerosi popolano l’Appennino, malgrado la caccia spietata dei secoli scorsi. L’atto riprovevole di sfregiarlo decapitandolo va però contro l’umanizzazione dell’uomo ed è un vulnus molto più difficile da guarire.
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